Auto elettriche addio bonus

AUTO ELETTRICHE ADDIO BONUS

I presunti vantaggi fiscali dell’auto elettrica potrebbero avere i giorni contati: Norvegia, Islanda e Nuova Zelanda stanno facendo retromarcia su molti dei bonus concessi inizialmente e pure l’Australia ci starebbe pensando. Insomma, la rivoluzione green della mobilità, “spintanea” piuttosto che spontanea sta iniziando a mostrare il suo vero volto, cioè quello di un’imposizione calata dall’alto senza reali vantaggi per l’utenza.

La saggezza di Ford

Lo aveva detto senza mezzi termini Henry Ford in una delle sue celebri frasi: una nuova tecnologia è vero progresso quando i vantaggi sono per tutti. Nel caso dell’auto elettrica è evidente che i vantaggi sono per pochi. Sarà anche per questo che i vari Stati hanno pompato miliardi di soldi pubblici (quindi di tutti i cittadini) in bonus e agevolazioni per spingere i consumatori ad abbandonare il motore endotermico in favore di quello elettrico. In Italia, per esempio, abbiamo avuto l’esenzione del bollo, l’ingresso nei centri storici, il parcheggio gratuito in molte città e incentivi all’acquisto. In Norvegia il Governo si era spinto a togliere l’IVA e dimezzare le tasse di acquisto, oltre a svariati vantaggi assicurativi. E così in altre parti del mondo. Un sistema che però è economicamente sostenibile fino a quando i veicoli a batteria sono una esigua minoranza e che collassa su se stesso quando le quote di mercato aumentano: in Norvegia, per esempio, le BEV sono l’80% del totale.

La pacchia è finita 

Uno degli effetti principali della elettrificazione dei trasporti è il fatto che gli Stati incassano meno soldi dalle accise sui carburanti, un gettito che in qualche modo va recuperato per non sballare i conti pubblici. Tuttavia, un aumento delle tasse sarebbe una misura impopolare per ogni Governo ed ecco così, alla chetichella, che si fa marcia indietro sui bonus prima concessi.

In Norvegia è tornata l’IVA e quindi di colpo i listini delle auto a batteria sono aumentati del 25%. Dall’inizio del 2024 in Islanda le elettriche e le ibride pagano una tassa di circolazione in base ai chilometri che cambia in base al peso del veicolo: quelli più pesanti (guardacaso anche le BEV), che usurano di più le strade, pagano di più.

In Nuova Zelanda la tassa si paga in base all’uso della strada ed era stata sospesa per le auto elettriche fino a quando non avessero raggiunto il 2% del mercato, cosa che è appunto avvenuta. Quindi dall’aprile 2025 è tornato il balzello e il paradosso è che le auto elettriche saranno tassate come le diesel.

Dall’altra parte del mondo

In Australia il governo federale ha espresso più volte la volontà di introdurre una tassa sulle auto elettriche per sopperire al minor gettito sulle accise dei carburanti. La volontà dell’esecutivo fa il paio con i provvedimenti già introdotti dalle amministrazioni locali volti a stangare le BEV con un’imposta in base al chilometro, provvedimenti che poi sono stati aboliti perché ritenuti, a torto o a ragione, incostituzionali. Ma non è finita qui perché altre amministrazioni locali, a caccia di risorse economiche, vogliono fare la stessa cosa in attesa di un provvedimento del governo centrale.

Questo dietrofront, si dirà, non riguarda per il momento l’Italia, ma quanto accaduto in altri Paesi nel mondo non deve spingerci a fare spallucce perché potrebbe avvenire anche da noi. Il dato positivo è che l’enorme peso mediatico della transizione green scaricato sui cittadini, si sta adesso sgretolando e l’ideologia sta lasciando il posto ai bisogni concreti. Inutile negarlo: l’auto elettrica non è per tutti e pensare di eliminare completamente quelle con motore endotermico è utopia.

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