
DEMOLIZIONE AUTO ED ECONOMIA CIRCOLARE
Vi siete mai chiesti che cosa succede alla vostra vecchia auto dopo aver varcato i cancelli dall’autodemolizione? E in che modo viene riciclata? Cerchiamo di descriverlo in maniera schematica attenendoci a quelle che sono le norme vigenti in materia, europee e nazionali. Arrivato dal demolitore, per prima cosa il veicolo viene messo in sicurezza, cioè privato dei liquidi (lubrificanti, refrigeranti e carburanti) e degli airbag che devono essere fatti esplodere in apposite casamatte con un comando elettrico. In seguito, si provvede allo smontaggio delle parti che possono essere rivendute (Dlgs 22/97 e seguenti) a patto che non siano pezzi riguardanti la sicurezza di marcia. Per esempio, va bene rivendere al privato un fanale, un cristallo laterale, un elemento degli arredi interni, ma non un airbag, una tiranteria dello sterzo o un ammortizzatore.
Pronti per il mulino
In seguito si provvede allo smontaggio delle parti meccaniche: organi della sospensione, motore, cambio fino ad arrivare alla scocca quasi completamente nuda. Qualcosa si riesce ancora a salvare per la rivendita, il resto va rottamato. Per alcuni modelli dove si prevede una scarsa commerciabilità delle parti, non si perde tempo a smontare nulla: una volta asportate le cose essenziali, le auto vengono inviate alla pressa che le trasformano in compatti parallelepipedi. Dal rottamatore, i veicoli compattati giungono presso le aziende specializzate nella frantumazione. Qui appositi “mulini”, veri e propri martelli rotanti, riducono le auto in pezzettini dalle dimensioni in base al setaccio scelto. Il flusso dei rottami sminuzzati passa poi sopra un tappeto mobile vibrante che effettua una prima separazione e in seguito una serie di rulli elettromagnetici divide la parti ferrose da quelle non ferrose.
Il problema del fluff
È il primo importante bivio: i metalli ferrosi vengono convogliati in apposite aree e gestiti come tali, avviati poi al riciclo. Il resto che rimane necessita di ulteriori passaggi: si tratta di materiale eterogeneo composto da metalli non ferrosi, parti di gomma, di plastica, di vetro eccetera. Per trattarlo, lo si ripulisce da terra, ossidi e componenti inerti e si separano le parti con basso peso specifico. Poi vengono separati i metalli non ferrosi, principalmente l’alluminio. Durante tutte queste lavorazioni, si produce un composto che si chiama fluff: che cosa è? È lo scarto proveniente dalla frantumazione delle carcasse delle auto (circa il 30% del peso) costituito da residui non metallici contenenti plastiche, imbottiture, gomma, vetro, tessuti, vernici ed adesivi, materiali isolanti e guarnizioni. Il fluff non può essere riciclato e di solito si manda alla discarica. In alcuni Paesi viene addirittura impiegato come combustibile nei termovalorizzatori.
DIPA nella filiera sostenibile
Come si può intuire, gran parte dell’auto viene riciclata e quindi è funzionale all’economia circolare. DIPA è da sempre impegnata in una gestione responsabile e sostenibile del ricambio. Non vende banalmente pezzi recuperati dai demolitori, ma ogni anno contribuisce a reimmettere nel mercato aftermarket decine di migliaia di ricambi accuratamente revisionati e riportati in condizioni pari al nuovo. Che si tratti di ABS o EPS (dove c’è meccanica ed elettronica) oppure ECU e infotainment (solo elettronica), DIPA non abbassa mai la guardia e non ricorre a scorciatoie: esperienza e serietà vengono messe al servizio della clientela che così può ricevere un ricambio affidabile e sostenibile.